GIOCHI E LOTTERIE
L'azzardo, nuovo business di Stato

Fra legale e illegale un giro d’affari pazzesco: il gioco è la terza impresa italiana per fatturato. E la camorra ha in mano 10 miliardi di euro di quello illegale. In Lombardia è attiva la famiglia Valle-Lampada.

I numeri sono importanti e questa volta davvero impressionanti. Secondo uno studio di Libera (gennaio 2012) “Azzardopoli – il Paese del gioco d’azzardo” si parla di 76,1 miliardi di euro di fatturato nel 2011 per il mercato legale del gioco, la terza impresa italiana, “cui vanno aggiunti con una stima per difetto i 10 miliardi di quello illegale”. Quest’ultimo risulta essere in mano a 41 clan attivi in tutto il Paese, di cui uno in Lombardia, i Valle-Lampada.

DUE MILIARDI IN LOMBARDIA

La Lombardia è la Regione dove si spende di più: qui il fatturato per il gioco legale è pari a due miliardi e 586mila euro (dati ottobre-novembre 2011). A Pavia la media dell’ importo giocato è 2.125 euro; seguono Como 1.504, Bergamo 1.238 e Milano 1.235 (dati Asl). Tanti, tanti soldi. Secondo la Camera di Commercio nel 2010 il fatturato legato al gioco e alle scommesse è cresciuto del 23,9%, ancor più del dato nazionale (+ 17,7). Cifre, ancora più impressionanti si registrano per utenza: 800mila sono le persone dipendenti dal gioco d’azzardo e quasi due milioni i giocatori a rischio. Ma tali problematiche e tanti soldi non sono sfuggiti al governo. Prova ne è la relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sulla mafia – approvata all’unanimità da tutti i gruppi – del 5 ottobre 2011: «Da un lato cresce in modo preoccupante, soprattutto tra giovani e pensionati, la dipendenza da

gioco compulsivo, dall’altro la criminalità organizzata di tipo mafioso ha trovato un’inesauribile fonte di arricchimento soprattutto dalle macchinette da gioco, la maggior parte delle quali sfugge ai controlli».

PIÙ BENESSERE MENO GIOCO

Ma il benessere dei cittadini non è la preoccupazione principale di uno Stato che scommette sul gioco d’azzardo lecito, dinnanzi a cifre così importanti. I dati parlano da soli: dal 2003 al 2010 la raccolta di soldi dal gioco lecito è stata di 309 miliardi di euro e l’intero comparto ha visto aumentare i volumi di raccolta a un tasso medio annuo del 20,9% tra il
2003 e il 2009 e del 13% solo nel 2010. La proiezione realizzata per il 2011 era già oltre i 70 miliardi di euro, ampiamente sorpassata dalle stime riportate da Libera. Il settore che ha conosciuto il maggiore incremento rappresentando il 52% dell’intera raccolta da gioco è quello collegato agli apparecchi di video poker o alle slot machine, ma cresce molto anche
il Gratta e Vinci. Come ha sottolineato Elio Lannutti nel rapporto: «Si registra un atteggiamento di incentivazione al gioco da parte dello Stato attraverso la pubblicità che esercita un richiamo soprattutto delle fasce più deboli del tessuto sociale, allettate dal
miraggio di facili guadagni...».

LA STORIA DI ALFREDO

Ed è proprio dal miraggio dei “facili guadagni” che parte la storia di Alfredo (nome di invenzione): «Forse qualcuno gioca e continua a vivere, ma io quando giocavo d’azzardo non vivevo più. Non esisteva più niente: affetti, lavoro, amici, interessi... niente; non c’era più niente tranne il gioco. Questa dipendenza ti lascia i segni anche molto tempo dopo che hai smesso. Ma non è giocando che sistemerò i miei guai. Ora ho capito che l’unico modo per non peggiorare le cose è fare di tutto per non giocare mai più. Ma chi crede che sia facile, che basti volerlo, dovrebbe per un giorno vivere nei panni di un giocatore patologico per rendersi conto di cosa ti succede».

20/06/2012
Sveva Stallone - svevas_2003@yahoo.it
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