ALLA GLENDA CINQUEGRANA GALLERY
Impossible Landscapes, l'arte di fotografare quello che non si vede

Una bella mostra a Milano ripercorre i non-luoghi e le fantasticherie della contemporaneità.

Sono tutti artisti multidisciplinari e in qualche modo legati fortemente all’epoca che viviamo, i cinque protagonisti della mostra Impossible Landscapes, la fotografia d’arte in esposizione allo studio di Glenda Cinquegrana.

A Milano (Via Sant’Antonio Maria Zaccaria, 4, fino al 15 gennaio) si possono ammirare in un allestimento basic ma creativo e raccolto, Francesco Cianciotta, Giovanni Guadagnoli, Cosmo Laera, Francesco Nencini, Luca Scarpa.

Non fatevi trarre in inganno dal titolo: la fotografia è di quanto più veritiero esprime l’arte contmporanea ma in questo caso i paesaggi sono davvero al confine. Sono impossibili perché non li si vedrebbe con occhio umano, nel senso che sono ritratti con la lente che ignora il classico e guarda alla sperimentazione. Punti di vista sicuramente diversi ma che riportano il paesaggio dell’ “ora” al centro dell’indagine di questi autori già molto quotati.

I non-luoghi sono il vero incubo-intrigo dei nostri tempi. Ed è giusto che l’arte dell’ora-e-adesso ne prenda coscienza. Quindi scale e riflessi, rotonde e vortici urbani abbondano.

Come per Francesco Cianciotta che usa provocatoriamente la fotocamera dello smartphone al punto da elevare la fotografia realizzata con il telefonino al rango di vera arte. La sua ricerca sugli aeroporti si intitola A Journey Apart.

Giovanni Guadagnoli lavora sul confine sottilissimo fra realtà e finzione fotografica, per farvi perdere le certezze visive.

Cosmo Laera ripropone i paesaggi in un modo più classico ma vira i colori in modo da rimandare ad altro, alla sfera degli acquerelli.

La lezione del sociologo Marc Augè (che per primo coniò il termine non-luoghi negli anni Novanta) piace anche a Francesco Nencini che immortala solitudini che sono tipiche dei luoghi di passaggio. In queste immagini.

Tutti diversi e lucidi nella loro ricerca, non c’è dubbio. Ma Luca Scarpa è l’artista che ne esce meglio: la serie Metropolis Urbane, ispirata alla celebre pellicola di Fritz Lang, riprende lo skyline urbano attualissimo nella città in cui vive e opera, e coraggiosamente lo attualizza rifacendosi al passato. Usa infatti il digitale con un bianco e nero che rimanda al post-industriale. Non è una contraddizione, è la sua personale sintesi del gusto per l’inquadratura che cavalca due secoli con arguzia.

Per le foto della GALLERY in sequenza:

Francesco Cianciotta (2015)

Bahrein, dalla serie A Journey Apart

Stampa digitale su carta Canson Arches Velin Museum Rag

Cm 30 x 30

Es. 1/5

Courtesy l’artista e Glenda Cinquegrana Art Consulting

Giovanni Guadagnoli (2013)

Mimesis: declinazione #10

Stampa digitale su carta Canson Arches Velin Museum Rag

Cm 110 x 150

Es. 2/5

Courtesy l’artista e Glenda Cinquegrana Art Consulting

Cosmo Laera (2014)

Col passare del tempo , dalla serie Quello che il Piave ancora mormorava

Stampa digitale su Barytha cotton paper

Cm 100 x 70

Es. 1/5

Courtesy l’artista e Glenda Cinquegrana Art Consulting

Francesco Nencini (2005)

Presenze, NonLuogo_20

Stampa baritata su Dibond

Cm 70 x 100

Ed. 1/5

Courtesy l’artista e Glenda Cinquegrana Art Consulting

Luca Scarpa (2015)

Metropolis urbane #3

Stampa fotografica su carta Hahnem ü hle photo rag B/W

Cm 40 x 60

Ed. 1/5

Courtesy l’artista e Glenda Cinquegrana Art Consulting

25/11/2015
Christian D'Antonio - c.dantonio@jobedi.it
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