EDITORIALE
In aumento i morti sul lavoro. La vita dei lavoratori, valore non negoziabile

Marco Bentivogli, segretario generale nazionale dei metalmeccanici della Cisl, interviene su un tema (purtroppo) sempre di attualità.

Ieri alla Marcegaglia di Gazoldo degli Ippoliti (Mantova) è morto un altro lavoratore. L’ennesimo infortunio mortale in un settore, quello siderurgico, che sta vivendo in Italia e in Europa una preoccupante crisi d'investimenti e di prospettiva, per la colpevole assenza di una politica industriale e commerciale coerente a livello europeo. Il 17 novembre un altro morto sul lavoro si era verificato nel sito produttivo di ILVA di Taranto.

La preoccupante frequenza con cui si stanno verificando infortuni gravi e mortali dimostra i ritardi e le colpevoli mancanze di una gestione attenta ed efficace del problema della sicurezza sul lavoro da parte di molte aziende. Un tema che deve tornare prioritario nell’agenda politico-sindacale e nella responsabilità sociale delle imprese.

Nonostante i dati INAIL confermino un calo complessivo degli infortuni, le stesse statistiche ci dicono che dall’inizio di quest’anno sono aumentati i morti sul lavoro. Nel periodo gennaio-settembre le denunce all’INAIL di casi mortali sono cresciute del 13,5 per cento. 856 casi rispetto ai 754 dello stesso periodo del 2014. Di questi infortuni mortali, 626 si sono verificati sui luoghi di lavoro e 230 in itinere (nel percorso casa – lavoro).

La cronaca di questi ultimi mesi conferma, purtroppo, questa tendenza in aumento. Alto il numero delle vittime sopra i 60 anni. Conseguenza dell’innalzamento dell’età pensionabile senza che si sia tenuto conto della pericolosità del lavoro svolto. Ma preoccupante trend di crescita anche tra i giovani e i lavoratori stranieri.

Un dato umanamente e socialmente insopportabile, al quale si somma un aumento considerevole delle denunce per malattia professionale che nel 2014 sono state del 113 per cento in più rispetto al dato del 2007. Di queste il 62 per cento riguarda malattie del sistema osteo-muscolare e oltre il 15 per cento malattie del sistema nervoso. Seguono con il 9,3 per cento le ipoacusie da rumore (le uniche in diminuzione), le malattie del sistema respiratorio (6,3 per cento) e i tumori (5,5 per cento).

I tumori di origine professionale denunciati mediamente per anno superano i 2mila casi. Dal 2010 al 2014 l’INAIL ne ha riconosciuto 5.791. Una media annua di 1.158 casi. Nonostante sia un numero per se’ elevato, in realtà è lontano dai casi stimati sul piano sanitario che indicano per il nostro paese, almeno 14.500 neoplasie di origine professionale diagnosticate ogni anno. Un dato da brividi, su cui c’è un colpevole silenzio da parte dei media, o peggio, delle istituzioni preposte alla prevenzione e alla sorveglianza sanitaria sui luoghi di lavoro. Specie da parte dei medici competenti che hanno l’obbligo, insieme ai datori di lavoro, di tenere il registro dei lavoratori esposti ai rischi cancerogeni.

Per noi, bisogna smetterla di evocare la centralità persona e degradarla in ogni occasione in cui va realmente posta al centro a partire dalla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Generalmente non amo l’espressione relativa ai “valori non negoziabili” ma in questo caso la vita delle persone è realmente sacra e va difesa come tale.

Marco Bentivogli - Segretario Generale Fim Cisl

Il tema degli infortuni e degli incidenti sul lavoro è stato affrontato ieri anche da don Walter Magnoni, responsabile della Pastorale socialie e del lavoro della diocesi, nella sua omelia durante la Messa per i dirigenti e gli operatori sindacali della Cisl milanese.

23/12/2015
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