Crisi: le aree più coinvolte nel semestre sono Milano (31,84%), Bergamo (18,96%) e Brescia (14,13%). I dati del 43° rapporto della Fim Cisl Lombardia.
Crolla l'utilizzo della cassa integrazione nelle aziende metalmeccaniche lombarde, ma la ripresa stenta a decollare. E' quanto emerge dal 43° Rapporto dell'Osservatorio sulla crisi e l'occupazione, presentato a Milano. Promosso dalla Fim Lombardia, l'Osservatorio rileva sistematicamente i dati nelle circa 7.000 aziende industriali e con oltre 550.000 lavoratori della regione.
L'elemento più significativo che emerge dall'analisi dei dati del 1° semestre 2017 è una forte contrazione delle imprese coinvolte da situazioni di crisi. Il numero è calato del 16,83% rispetto allo scorso semestre e del 51,80% rispetto allo stesso periodo del 2016. La cassa integrazione straordinaria ha registrato un calo del 62,96% rispetto a secondo semestre 2016, con 2.090 lavoratori interessati contro 5.642. In calo del 47,2% le aziende coinvolte. Più lieve (-11,6%) il calo del cassa ordinaria (11.644 lavoratori contro 13.178).
“Serve una spinta per la ripresa. I dati dimostrano che diverse imprese si sono assestate su situazioni di tenuta che però non consentono quella crescita occupazionale di cui avremmo bisogno per riassorbire le troppe persone rimaste senza lavoro in questi ultimi anni - sottolinea Enrico Civillini, segretario generale Fim Cisl Lombardia -; anche il crollo dell’utilizzo di cassa integrazione straordinaria dimostra l’uscita da condizioni di crisi strutturali ma dobbiamo purtroppo ricordare che questo calo va comunque a inserirsi in un contesto di forte deindustrializzazione consolidatosi in questi anni”.
Complessivamente, sono state 509 le aziende e 14.744 i lavoratori che nel 1° semestre di quest'anno sono stati coinvolti da processi di crisi e resta alto il numero dei licenziamenti, anche se in calo rispetto al secondo semestre 2016 (1.010 contro 1.901). Negli ultimi due anni il numero dei lavoratori licenziati tocca quota 6.965, confermando il persistere della crisi e la deresponsabilizzazione di diverse aziende rispetto all’impatto sociale.
“Non possiamo ancora affermare che l’industria metalmeccanica si sia lasciata alle spalle le difficoltà – puntualizza Civillini -. Vi sono ancora diverse crisi strutturali che dovranno fare i conti con la riforma degli ammortizzatori sociali e con il fatto che dal 1° gennaio scorso non si può più fare affidamento sulla mobilità, sostituita da altri strumenti dalle ultime riforme legislative”.
La Fim Cisl Lombardia sollecita imprese e istituzioni ad una maggiore consapevolezza sui problemi del settore e ad affrontare con urgenza, e in modo adeguato, i nodi che alimentano la crisi, soffocano l'occupazione e ostacolano il rilancio del settore industriale.
“Regione, imprese, università, sindacati – sottolinea il segretario generale Fim Cisl Lombardia - devono fare rete e attuare strategie di sviluppo e di dotazione infrastrutturale, per rafforzare i settori tecnologici, garantire l'accesso al credito per gli investimenti industriali e incentivare la sostenibilità“.
In particolare, la Fim Cisl Lombardia sollecita interventi a favore dell'occupazione giovanile.
“Occorre favorire in tutti i modi l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro - afferma Civillini -. Sia con incentivi regionali alle imprese, sia utilizzando sempre meglio gli strumenti messi a disposizione dal governo, come l’alternanza scuola-lavoro e l'apprendistato”.
Quanto all'impatto della crisi sui territori, le aree più coinvolte nel semestre sono Milano (31,84%), Bergamo (18,96%) e Brescia (14,13%). Seguono Varese, Brianza e Lecco con, rispettivamente, il 9,63%, 8,28% e 5,54%.
Queste aree vedono la presenza di insediamenti industriali importanti, sia nei comparti tradizionali che in quelli innovativi del settore metalmeccanico, con una presenza cospicua sia di grandi imprese di livello nazionale e internazionale, mentre le imprese medie-piccole sono storicamente radicate in tutti i territori.