ANALISI
Dopo 6 anni in calo la produzione industriale in Lombardia

Gerla, Cisl: "Colpa anche dell’immobilismo e delle mancate scelte di politica industriale del Governo. Manca una visione di Paese e se ad andare in difficoltà è la Lombardia, c’è da preoccuparsi seriamente”.

Dopo sei anni in positivo, la produzione industriale in Lombardia segna un peggioramento su base annua dello  0,9% ( e un calo congiunturale rispetto al secondo trimestre del 2018 del 1,2%). Non solo, peggiorano le aspettative sulla domanda sia estera che interna. Cresce leggermente l’occupazione (+0,3%), ma aumenta significativamente il ricorso alla cassa integrazione. Nel complesso tengono duro le imprese artigiane. Il quadro della situazione dell’industria e dell’artigianato  del settore manifatturiero fornito da Unioncamere, Confindustria e associazioni artigiane della Lombardia non è rassicurante. I numeri riportano le lancette dell’orologio indietro fino al 2013 e fanno temere sulla competitività del sistema economico e produttivo regionale, da sempre locomotiva del Paese.

“Oltre i problemi economici a livello globale e delle difficoltà della Germania che incidono sul mercato italiano – osserva il segretario generale della Cisl milanese, Carlo Gerla – è da tempo che noi evidenziamo l’immobilismo e le mancate scelte di politica industriale del Governo. Questa situazione di stallo, frutto anche delle continue liti fra i due partiti della maggioranza, sta provocando gravi danni. Manca una visione di Paese e se ad andare in difficoltà è la Lombardia, allora c’è da preoccuparsi seriamente”.

L’indice della produzione industriale è sceso a quota 110,4 (dato destagionalizzato, base anno 2010=100) allontanandosi dal massimo pre-crisi (pari a 113,3 registrato nel 2007). Per le aziende artigiane l’indice della produzione è salito a quota 98,2 (dato destagionalizzato, base anno 2010=100), ancora sotto quota 100.
Per quanto riguarda i settori sono aumentati quelli che hanno registrato cali dei livelli produttivi (7 su 13): abbigliamento (-9,7%), pelli-calzature (-2,7%), meccanica (-1,6%), tessile (-1,3%), mezzi di trasporto (-1,2%), carta-stampa (-0,9%). Col segno più rimangono solo legno-mobilio (+1,7%), alimentari (+1,7%), siderurgia (+1,0%), chimica (+0,5%).  Anche per l’artigianato si evidenzia un maggior numero di settori in contrazione rispetto a quelli in crescita (6 settori su 11).

Il sindacato è preoccupato anche per i livelli occupazionali che per l’industria presentano un saldo positivo (+0,3%), grazie a un tasso d’ingresso salito al 2,2%, in contrasto con la crescita del tasso d’uscita (1,9%). Considerando, però, la variazione congiunturale al netto degli effetti stagionali la variazione è nulla. Stabile (con un leggero segno più) il dato dell’artigianato. Risulta invece in aumento il ricorso alla cassa integrazione, con una quota di aziende che dichiara di aver utilizzato le ore previste al 6,8% e la quota sul monte ore allo 0,8%.

“L’aumento del ricorso agli ammortizzatori sociali – aggiunge Gerla - così come la diminuzione delle ore lavorate, sono segnali da tenere in grande considerazione. E’ evidente che le persone e le famiglie sono in difficoltà. Servono investimenti mirati e una seria politica industriale. E poi bisogna ridurre il cuneo fiscale a carico dei lavoratori e delle lavoratrici dipendenti, oggi troppo alto, e aumentare i salari. Ma, nonostante le ripetute sollecitazioni del sindacato e i tanti proclami sulla riforma fiscale, il Governo sembra non sentirci. Noi, però, non molleremo la presa”.

Le imprese più in difficoltà sono quelle più piccole (che in Italia sono la netta maggioranza). Servirebbero forme di aggregazione e partnership. Interessante il dato sulle aspettative. Quelle sulla produzione industriale, dopo il peggioramento continuo degli ultimi quattro trimestri, risultano positive, mentre sono in flessione quelle sull’occupazione, tornate in negativo dopo 10 trimestri. Peggiorano anche le aspettative per la domanda, negativa quella interna e nulla quella estera. Nel caso dell’artigianato le aspettative sono più pessimistiche, con saldi tra previsioni di crescita e diminuzione negativi per quasi tutte le variabili.

31/07/2019
Mauro Cereda - mauro.cereda@cisl.it
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