OCCUPAZIONE
Quanto contano conoscenze e competenze per trovare lavoro

Cosmi (Dip. Innovazione) al Giorno: "Servono le life skills, le soft skills, le 'competenze trasversali', tra cui la rete dei contatti, e nel nostro paese si tratta di relazioni amicali, familiari".

Cosa succede se il mercato del lavoro di oggi non premia le competenze, oppure se frequentare la scuola non garantisce esperienza e soft skills in più?

Seguiamo un caso reale, davanti il bancone di un forno milanese, una neodiplomata lascia il cv,  viene presa per uno stage. Dietro il bancone una donna con alle spalle 2 anni di scuola superiore e un abbandono dopo l'obbligo scolastico, una sua ditta, e attualmente un contratto da dipendente. Sono entrambe del 1996. Nel frattempo vi è aperta ancora la posizione per una sostituzione di maternità, per difficoltà a far incontrare domanda e offerta. Abbiamo un titolo di studio che pesa meno di tre anni di esperienza nel mercato del lavoro. Abbiamo una dipendente che secondo le classifiche contribuisce a far parlare di "Italia fuori media Ue per diplomati e abbandoni", e l'altra che non rientra nella statistica degli occupati "20 - 29 enni con diploma".

La Germania ha il 72,3% di diplomati occupati contro il 39,6% del nostro Paese, senza migliorare nel segmento successivo l'Italia è penultima nella Ue per numero di laureati. Certo nel 2002 ne registrava poco più del 13% dunque la percezione dell'aumento nelle nostre città c'è ma non corrisponde a quello degli altri Stati e all'occupazione.

Per essere competitivi nel mercato del lavoro servono le life skills, le soft skills, le cosiddette "competenze trasversali", tra cui troviamo la rete dei contatti, e nel nostro paese si tratta di relazioni amicali, familiari; va allargato il giro delle frequentazioni, vanno ripensati luoghi e reti, per fare il vero salto di qualità. È un paese pigro, dove si fanno pochi sport, altri vengono ancora considerati elitari, bisogna sviluppare lo spirito di gruppo che durante gli studi è marginale fino a scomparire dopo, tra gli assunti.

La maggior parte del nostro tessuto aziendale non crede nelle iniziative di team building, e ci mancano pure le parole per dirle le cose. Dall'altra parte le grandi multinazionali selezionano attraverso questo glossario e possono attingere il miglior capitale umano dal mondo. Iniziate a pensare di poter fare la differenza.

Benedetta Cosmi
Responsabile Dipartimento Innovazione Cisl Milano

27/11/2017
ALLEGATI
L'editoriale su "Il Giorno"
Twitter Facebook