Alcune pagine presenti nel libro di un giovane studioso del fascismo
Lo Stato etico corporativo

Il Nazionalismo raccontato dalle origini, con gli scritti raccolti e studiati da un giovane siciliano, Antonio Messina. Nel suo libro "sintesi dell'ideologia fascista". Sarà apologia? Sarà fedele ricostruzione di uno stato d'animo prima che stato nazione?

Da quanto tempo non sentivamo così scrivere la parola che contrapposta al comunismo e alle democrazie governò l'Italia dei primi del 900? Trattasi delle conclusioni di un giovane autore siciliano, Antonio Messina, che ci ha inviato il suo libro "Lo stato etico corporativo".

" Giunti al termine di questa indagine possiamo concludere che il fascismo ebbe un suo progetto

politico, originale e coerente, essenzialmente traducibile nel fine dello Stato Etico Corporativo.

Esso, superando le sfide del tempo, avrebbe offerto al mondo una nuova modernità alternativa

alla democrazia liberale scaturita dalle filosofie giusnaturaliste che influenzarono

pesantemente l’Occidente a partire dal XVII secolo. Quest’ultime, infatti, produssero una

società giudicata dai fascisti come profondamente individualista, edonista e atomistica. Per i

fascisti la società non era concepita come una somma di atomi separati, i cui individui che la

compongono abbiano come unico scopo quello di soddisfare materialisticamente i propri

bisogni, assecondando i propri impulsi e capricci individuali. Essa, viceversa, si configurava

come una comunità organica i cui membri, uniti da saldi vincoli etici e sociali, avrebbero

subordinato i propri interessi agli interessi generali della comunità. L’individuo, per i fascisti,

non coincideva con l’individuo così come concepito dagli individualisti, ossia una monade

isolata in grado di trovare la sua sola libertà nell’istinto, nel piacere e nel bisogno

momentaneo".

Abbiamo chiesto all'autore una sua Sinossi:

Questo libro vuole costituire un sintetico apporto politologico allo studio del fascismo mussoliniano, cercando di tratteggiare i principi ideologici fondamentali di ciò che gli intellettuali fascisti consideravano come fondamento razionale della loro dottrina politica. Una dottrina di matrice spirituale dotata di radici culturali profonde e protesa nella creazione di un nuovo ordine politico, economico e culturale di portata rivoluzionaria, fondato sulla palingenesi di una nuova civiltà moderna e universale.

Prefazione del prof. A. James Gregor:
Antonio Messina ha scelto di assumersi il compito di ricostruire l'ideologia del fascismo storico. Una grande sfida per uno studioso responsabile. Dalla sconfitta del fascismo di Mussolini, l'intera esperienza è stata sepolta sotto una valanga di errate rappresentazioni fornite sia dai suoi nemici che dagli "amici". Nonostante possa risultare perfettamente comprensibile - data la violenza e la tragedia che accompagnarono lungo tutto il suo percorso il fascismo storico - la responsabilità dello studioso è di trascendere la passione e rappresentare le sequenze storiche nel modo più accurato e più obiettivo possibile.
Per decenni, dopo la seconda guerra mondiale, la storia dell'esperimento fascista è stato ridotto ad una caricatura. Entrambi, vincitori e vinti, poterono solo riflettere sulla propria esperienza con tutte le passioni dolorose della perdita del conflitto appena terminato. Il risultato è stato l'immagine di un quarto di secolo di storia italiana distorta al di là di ogni possibile accettazione. I nemici del fascismo lo vedevano solo come una povera imitazione del nazionalsocialismo di Adolf Hitler - i suoi amici, alla disperata ricerca di un qualsiasi sostegno disponibile, scelsero di schierarsi al servizio degli occultisti, dei delinquenti, degli insoddisfatti, dei nichilisti e dei razzisti. Il risultato fu una distorsione irriconoscibile di una realtà passata.
Solo dopo che le passioni iniziarono a scemare con la morte biologica dei principali protagonisti del conflitto, gli studiosi poterono cominciare la ricostruzione di un'intera epoca storica. Renzo De Felice impersona quegli studiosi indipendenti - che tentarono una ricostruzione responsabile e ragionevolmente obiettiva del passato storico. Ha dimostrato la sua abilità con le sue tesi storiche - oggi riconosciute come la rappresentazione definitiva di un periodo significativo della storia di vita del popolo italiano.
Con il presente lavoro, Antonio Messina ha tentato qualcosa di simile nei confronti della vita intellettuale di quegli italiani che scelsero di fornire un fondamento logico al regime storico. Messina ha abilmente intrecciato i temi presenti nell'opera contemporanea di sindacalisti, nazionalisti e attualisti in un arazzo che cattura la logica offerta dai seguaci di Benito Mussolini. E' un lavoro molto più accurato rispetto gran parte della letteratura che, nel corso degli anni del dopoguerra, si è riunita intorno all'argomento.
Nella breve esposizione di Messina è possibile risentire la voce di Sergio Panunzio, di Alfredo Rocco e di Giovanni Gentile. E' possibile ascoltare ancora una volta la lezione sugli argomenti resi familiari dai sindacalisti nazionali e i nazionalisti di sviluppo - sostenuti dalle ingiunzioni morali di persone come Gentile e Ugo Spirito - che anticiparono la nascita di una nuova civiltà, popolata da una nuova generazione di italiani.
In qualunque modo si scelga di giudicare l'intera epoca, il giusto passo da cui partire richiede un accurato ritratto delle intenzioni fasciste così come concepite dai fascisti stessi. Questa è la vera base da cui partire per un giudizio responsabile. Ed è quello che, con il presente lavoro, Messina cerca di fornire. E' una falsa pretesa, quella di basare ogni valutazione storica del pensiero fascista su quello che oggi è generalmente riconosciuto essere una caricatura. Messina fornisce gli studiosi di una rappresentazione accurata di ciò che gli intellettuali del fascismo effettivamente avanzarono come fondamento logico giustificabile per il sistema che scelsero di difendere.
La presentazione sinottica di Messina, riguardo ciò che gli intellettuali del fascismo effettivamente sostennero, merita di essere letta. Si tratta di una presentazione competente del meglio del pensiero normativo fascista. E' un primo passo per iniziare il giudizio di un periodo complesso della vita europea. Esso fornisce un pezzo importante del mosaico intricato che è il nostro passato storico.
A. James Gregor
Berkeley, California
Giugno 2013
Introduzione:
Tra il 1922 e il 1943 l’Italia fu retta da un partito rivoluzionario intenzionato a distruggere il regime liberale preesistente e sostituirlo con uno Stato nuovo, con l’obiettivo dichiarato di voler mobilitare le masse all’insegna di una ideologia che concepiva il primato assoluto della politica su ogni altro aspetto della vita umana. L’intento era quello di rigenerare gli esseri umani e dare vita ad una nuova civiltà, fondata su valori morali diversi da quella che i fascisti definivano spregiativamente come "civiltà borghese", frutto del pensiero demo-liberale.
Durante questo periodo e nei decenni che seguirono, i contemporanei e gli storici hanno cercato di comprendere e di spiegare il fascismo, negando il più delle volte che questo avesse una ideologia coerente in grado di orientare l’agire umano.
La scuola liberale di Piero Gobetti e Benedetto Croce, definiva il fascismo come una «malattia morale», una parentesi negativa nella storia della nazione, una sorta di sintesi delle tare storiche del popolo italiano. La scuola marxista di Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti, definiva il fascismo come un regime reazionario, una espressione della «borghesia» al soldo del «capitale finanziario», in grado tutt’al più di affabulare le masse con miti e false promesse. Nel dopoguerra la scuola marxista non mutò di una virgola il suo pensiero e influenzò pesantemente gran parte della storiografia successiva che continuò a vedere il fascismo come un regime contro-rivoluzionario, privo di una ideologia organica e coerente che non fosse una mera difesa degli interessi particolaristici della borghesia italiana. Gli studiosi liberali come  Karl Popper e Norberto Bobbio, al pari degli studiosi marxisti, negarono qualsiasi autonoma consistenza ideologica al Fascismo e negarono persino che potesse esistere una "cultura fascista". Proprio questa miopia storiografica e politologica ha impedito per molti decenni uno studio obiettivo e scevro da pregiudizi sul fenomeno in questione, definitivamente relegato al rango di un «male assoluto» privo di radici intellettuali credibili.
Solo di recente una vasta gamma di storici e di studiosi come Renzo De Felice, Emilio Gentile, Domenico Settembrini, Augusto Del Noce, A. James Gregor, Zeev Sternhell e Alessandra Tarquini, hanno aperto una nuova ricca stagione di studi sul fascismo, finalmente studiato e analizzato alla luce dell’ideologia da esso prodotta.
Questo libro non ha grandi pretese e non intende apportare nulla di nuovo alla vasta produzione analitica sull’argomento. Il suo scopo è quello di fornire una trattazione sintetica, lineare e obiettiva dell’ideologia fascista,  attingendo alle fonti primarie (in primis la Dottrina del fascismo) prodotte dai fascisti stessi. Una analisi descrittiva dei principi che hanno dato vita alla storia del fascismo e che ne hanno animato il suo modus operandi, non può prescindere dallo studio della sua dottrina, delle sue basi culturali e dei documenti ideologici da esso prodotti per mezzo dei suoi protagonisti principali (Benito Mussolini, Giovanni Gentile, Alfredo Rocco, Carlo Costamagna, Sergio Panunzio etc.).
Nei capitoli del libro il fascismo viene analizzato come la concretizzazione di una ideologia coerente e solida. Se definiamo infatti l’ideologia come un insieme di idee e valori sufficientemente coerente al suo interno e finalizzato a orientare i comportamenti sociali, economici o politici degli individui, è chiaro che il fascismo rientra all’interno di questa specifica definizione.
Nei capitoli del libro viene infatti dimostrato che il fascismo vanta la presenza di un retroterra teorico organico ed elaborato, caratterizzato da una concezione olistico-totalitaria della comunità nazionale, e culminato nella teorizzazione dello Stato Etico come fine definitivo dei processi storici e sociali. Attraverso l’ausilio di un partito totalitario dotato di una capillare organizzazione, il fascismo ha tentato di trasformare totalmente la società e l’uomo, secondo un preciso modello di una nuova morale, e di dare vita ad un diverso tipo di democrazia alternativa alla democrazia liberale e parlamentare, considerata un retaggio negativo della rivoluzione francese. Nel perseguire i suoi scopi, il fascismo ha riscosso l’intensa partecipazione emotiva dei suoi militanti, spesso simile ad una "fede religiosa", convinti che esso avrebbe costituito la palingenesi di un cambiamento epocale, l’alba di una nuova civiltà moderna.
La seconda guerra mondiale e la sconfitta militare dell’Italia hanno brutalmente interrotto l’esperimento totalitario in corso e fatto piombare il paese in una disastrosa guerra civile sanguinosa, i cui strascichi si perpetuano ancor oggi, in tutte le loro drammatiche conseguenze. Studiare e analizzare l’ideologia del fascismo significa anche capire perché i nostri avi sono morti, per quali idee e per quali principi hanno sacrificato tutto, compresa la propria vita.

21/10/2014
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