Proposta
UNA NUOVA ALLEANZA PER IL LAVORO

 

C’è bisogno di una nuova, grande Alleanza sociale che metta al centro il tema del  lavoro e quelli connessi, a partire dal welfare. Un punto d’incontro tra le forze più vitali del mondo del lavoro disposte a sperimentare, nel concreto del territorio milanese, nuove forme di produzione in grado di rispondere alle esigenze dell’oggi e, soprattutto, in grado di prefigurare il futuro.

C’è bisogno di una nuova, grande Alleanza sociale che metta al centro il tema del  lavoro e quelli connessi, a partire dal welfare. Un punto d’incontro tra le forze più vitali del mondo del lavoro disposte a sperimentare, nel concreto del territorio milanese, nuove forme di produzione in grado di rispondere alle esigenze dell’oggi e, soprattutto, in grado di prefigurare il futuro.  Quella di ‘fare rete’ non è solo una necessità ma un’opportunità per creare, si sarebbe detto qualche anno fa, un fronte del lavoro in grado di contrattare condizioni di lavoro e di vita  migliori per tutti. Questo è possibile e necessario perché:

1) il lavoro, anzi i lavori, stanno profondamente cambiando a una velocità mai conosciuta prima. L’innovazione è un ‘opportunità che va governata e per farlo, va innanzitutto conosciuta

2) cambia anche la figura del lavoratore che non coincide più con quella delle grandi fabbriche e dei grandi uffici. I nuovi lavoratori  sono più ‘soli’ di quelli della generazione precedente. Hanno bisogno di essere formati, supportati nelle loro attività (si pensi solo al peso che ha assunto il lavoro autonomo e la piccola imprenditoria), socialmente rappresentati nei confronti delle Istituzioni e dello Stato in genere.

3) l’attenzione, anche nello specifico dell’attività sindacale si sta sempre più e opportunamente, spostando dal centro al locale: azienda o territorio che sia. È qui che si fa contrattazione e si  gioca buona parte della partita sul welfare.

4) il welfare non è da considerarsi solo come più  servizi alla persone in difficoltà ma anche come strumento per far stare meglio tutti e, per quello che è possibile, prevenire il disagio. Per far questo ci vogliono competenza, etica, capacità di fare impresa. In una parola qualità.

5) la storia ci ha insegnato che ci sono diversi modi di fare impresa. La cooperazione (quella vera, non quella di comodo e speculativa) ha dimostrato nel corso del tempo di essere un modo di fare impresa che mette insieme fatturato (e quindi lavoro), valori e socialità che permettono di stare nel mercato in modo diverso rispetto al comune obiettivo meramente  speculativo.

E’ su queste linee principali che si risolve il blocco sociale  di cui parlavo all’inizio. Non c’è da partire da zero.  Penso ai rapporti, per comune sentire culturale ed etico, che tradizionalmente come Cisl abbiamo con le Acli (cultura, formazione, servizi), con Confcooperative (impreditorialità tradizionale e sociale) con tante realtà del mondo del volontariato, del terzo settore, dell’università, dell’associazionismo. La mia proposta è semplice: partiamo da qui per fare del milanese un territorio di sperimentazione di nuove e innovative forme d’imprenditorialità e di lavoro. Un progetto che metta insieme cultura, formazione,  servizi (anche finanziari), impresa. Capace di generare e proporre  lavoro di qualità ma anche di fare ‘massa critica’ (lobby in senso buono) nei confronti delle istituzioni e del mercato in generale.

03/06/2016
Danilo Galvagni - segretario generale Cisl Milano Metropoli
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