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Il rapper rivelazione del 2013 incontra Job per il lancio della riedizione del suo disco. «I giovani hanno bisogno di punti di aggregazione»
È il personaggio rap più popolare d’Italia e con i suoi 800mila like su Facebook è anche uno dei più seguiti dai giovani e giovanissimi. Il milanese Fedez, nato nel 1989, è soprattutto uno che cerca il dialogo col suo pubblico e sta attento a tutte le implicazioni legate alla sua immagine. Controlla le vendite, le foto che lo ritraggono, la grafica, i video, le interviste. «Sono partito mettendo dei video su Youtube – dice parlando della sua nuova uscita, una versione deluxe del suo album Sig. Brainwash – L’arte di accontentare – e subito mi hanno dato addosso parlando di una farsa. C’è chi dice che sono un prodotto dell’agiata borghesia ma in realtà sono cresciuto in una casa a Rozzano».
Temi non scontati per un idolo rap. La gavetta, la sofferenza, il frequentare la strada sono gli ingredienti che rendono più veri i miti hip hop agli occhi dei giovani. «Sono cosciente di avere presa su un pubblico di giovanissimi, dai 12 ai 20 anni, forse manco fino ai 25. E ne sono fiero perché sono persone che si entusiasmano che sanno tutto prima degli altri. Io non mi vergogno di essere un teen idol. Per questo dico loro cercate di fare come ho fatto io, vivete la socialità e non rinchiudetevi tra le pagine del web. Meglio socializzare che andare sui social media».
In effetti Fedez, sebbene giovanissimo, è di una generazione che la strada la frequentava ancora: «Mi sono fatto le ossa nei centri sociali, nei centri di aggregazione, chiamateli come volete voi. È stato bello perché è stata un’occasione di crescita e di confronto. Mi ricordo che non solo scoprivamo la musica assieme, ma imparavamo anche a leggere i giornali e a dibattere sull’attualità. I Cantieri in viale Monte Rosa sono stati il mio battesimo, il mio primo contest come rapper. Non dimentico mai quanto è stato necessaria questa formazione. Al Pergola invece ho fatto il mio primo live pagato, anzi ancora mi devono 50 euro».
Fedez dice anche di informarsi solo sulla Rete e che le sue idee politiche sono ben conosciute al suo pubblico: «Non vedo alternativa ai Cinque Stelle perché sono gli unici che ci fanno capire davvero cosa succede con i loro video in Rete. Se mi informo su Internet le uniche cose vere che trovo sono le loro. Per il resto Renzi è già spacciato dalla parodia che ne fa Crozza».
Nel disco ci sono le canzoni che lo hanno reso celebre quest’anno compresa Alfonso Signorini che Fedez oggi dice di essere stato un tentativo «poco capito di fare una lettura critica della società italiana di oggi e Signorini è stato furbo a voler partecipare al video». In più un pezzo in duetto con Gianna Nannini, che si chiama Nuvole di Fango e che ha già attirato parecchie polemiche su Internet. «Il video ha quasi due milioni di visite ma molti criticano l’accostamento tra me e il rock della Nannini. Io mi sento più pop che rap quindi non mi interessano le critiche. L’importante è che nel pezzo io parli la lingua di chi mi ascolta». La scuola, lo studente, le aspirazioni e le frustrazioni tra banchi e libri sono effettivamente temi che fanno breccia tra chi lo segue. Fedez ha dalla sua la capacità di giocare con leggerezza con le parole della sua generazione, e, almeno per un attimo, si fa ascoltare un po’ da tutti.