ATTUALITÀ
LA NUOVA LEGGE

Caporalato, ora si fa sul serio

Un importante traguardo di civiltà  fortemente voluto anche dai sindacati. Marchesetti (Fai Cisl Milano Metropoli): Uno  strumento efficace non solo per reprimere ma anche per prevenire". L'INTERVISTA A MOHAMED SAADY (ANOLF, FAI) . Scheda : la legge in pillole. Allegato il testo integrale 

E' una risposta dura al caporalato, lo sfruttamento dei lavoratori in condizioni disumane da parte di interm ediari senza scrupolo, quella che giunge con la nuova legge approvata ieri alla Camera dei Deputati. Su impulso dei ministri Orlando e Martina è arrivata al traguardo una legge che prevede innanzitutto pene più severe: d'ora in poi saranno sanzionabili, anche con la confisca dei beni, non solo gli intermediari illegali ma anche i datori di lavoro consapevoli dell'origine dello sfruttamento. Ci sarà anche un aiuto concreto alle vittime del caporalato, con l'estensione delle provvidenze del fondo anti-tratta. Tra le novità della normativa anche il potenziamento della Rete del Lavoro Agricolo di Qualità quale strumento di controllo e prevenzione del lavoro nero in agricoltura.

Proprio nei campi il fenomeno registra da sempre la sua maggior rilevanza per lo sfruttamento dei lavoratori stranieri impiegati nelle raccolte stagionali. Come ricorda nell'intervista rilasciata a Job  Mohamed Saady, presidente nazionale Anolf e segretario Fai\Cis l. La nuova legge prevede anche che le amministrazioni statali saranno direttamente coinvolte nella vigilanza e nella tutela delle condizioni di lavoro nel settore agricolo, attrav erso un piano congiunto di interventi per l'accoglienza di tutti i lavoratori impegnati nelle attività stagionali di raccolta dei prodotti agricoli . Il piano presentato dai Ministeri del Lavoro e delle Politiche sociali, delle Politiche agricole alimentari e forestali e dell'Interno, sarà stabilito con il coinvolgimento delle Regioni, delle province autonome e delle amministrazioni locali, nonché delle organizzazioni di terzo settore.

20 EURO AL GIORNO Ci sono diverse figure nell’organizzazione del caporalato: il “caponero”, che organizza le squadre e il trasporto, il “tassista” che gestisce il trasporto, il “venditore” che organizza le squadre e la vendita di beni di prima necessità a prezzi spesso molto alti, “l’aguzzino”, che utilizza e impone siste maticamente violenza o la sottrazione dei documenti di identità (che serve per avere maggiore controllo di una persona), il “caporale amministratore delegato”, l’uomo fidato che gestisce per conto dell’imprenditore l’intera campagna di raccolta dei lavoratori. Ci sono poi nuove forme di caporalato come il “caporalato collettivo” che utilizza forme apparentemente legali (cooperative e agenzie interinali) per mascherare l'intermediazione illecita di manodopera (assumono con un contratto a chiamata indicando molti meno giorni di quelli effettivamente lavorati) e infine c'è il “caporalato mafioso”, legato alla criminalità organizzata.

Le pratiche di sfruttamento dei caporali prevedono: mancata applicazione dei contratti di lavoro, un salario tra i 22 e i 30 euro al giorno, orari tra le 8 e le 12 ore di lavoro, violenza, ricatto, sottrazione dei documenti, imposizione di un alloggio e forniture di beni di prima necessità, imposizione del trasporto sul posto di lavoro effettuato dai caporali stessi, che viene fatto pagare molto caro ai lavoratori.

UN MERCATO NERO DA 17,5 MILIARDI DI EURO Non ci sono dati ufficiali dettagliati sull’estensione del fenomeno, che negli ultimi anni è stato raccontato da diverse inchieste giornalistiche e indagini. Secondo l’ISTAT, il lavoro irregolare in agricoltura, a cui è associato comunemente il caporalato, è in costante crescita da dieci anni a questa parte e il terzo rapporto Agromafie e caporalato , del maggio 2016, realizzato dall’osservatorio Placido Rizzotto della FLAI-CGIL, dice che le infiltrazioni mafiose nella filiera agroalimentare e nella gestione del mercato del lavoro attraverso la pratica del caporalato muovono in Italia un’economia illegale e sommersa che va dai i 14 ai 17,5 miliardi di euro. Il rapporto individuava circa 80 distretti agricoli indistintamente dal nord al sud Italia e quantificava tra 400 e 430 mila le persone soggette a sfruttamento, sia italiani che stranieri. Un settore specifico di sfruttamento riguarda infine le donne , generalmente italiane: in Puglia sono circa 40 mila, con paghe che non superano i 30 euro per dieci ore di raccolta nei campi.

LA  LEGGE IN PILLOLE
Il caporalato, ossia l’intermediazione illecita e lo sfruttamento del lavoro, era stato inserito tra i reati perseguibili penalmente nel Codice penale nel 2011, con un nuovo articolo: il 603-bis , collocato nel titolo XII del Libro II tra i delitti contro la persona e, in particolare, tra i delitti contro la libertà individuale. Puniva l’intermediazione con la reclusione da cinque ad otto anni e con multe da 1.000 a 2.000 euro per ciascun lavoratore reclutato. La fattispecie del nuovo reato era tuttavia piuttosto complicata: prevedeva l’individuazione di un’attività organizzata di intermediazione, non dava una definizione di “intermediazione” e stabiliva una serie di specifiche condotte che costituivano lo sfruttamento.

La nuova legge – che si compone di 12 articoli – riscrive il reato semplificandolo e liberandolo da alcune specifiche che prima ne complicavano l’individuazione: introduce cioè una fattispecie-base che prescinde da comportamenti violenti, minacciosi o intimidatori prima previsti e trasforma il caporalato caratterizzato dall’utilizzo di violenza o minaccia in un sottogenere della fattispecie base. Inoltre, introduce la sanzionabilità anche del datore di lavoro e non solo dell’intermediario, prevede l’applicazione di un’attenuante in caso di collaborazione con le autorità, l’arresto obbligatorio in flagranza di reato, la confisca dei beni, in alcuni casi. Nell’elenco degli indici di sfruttamento dei lavoratori aggiunge il pagamento di retribuzioni palesemente difformi da quanto previsto dai contratti collettivi territoriali e precisa che tali contratti, come quelli nazionali, sono quelli stipulati dai sindacati nazionali maggiormente rappresentativi. Il disegno di legge, poi, aggiunge il delitto di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro tra i reati per i quali (in caso di condanna o di applicazione della pena su richiesta delle parti) è sempre disposta la confisca obbligatoria del denaro, dei beni o delle altre utilità di cui il condannato non possa giustificare la provenienza. La nuova formulazione prevede di base la reclusione da uno a sei anni e una multa da 500 a 1.000 euro per ogni lavoratore reclutato.

IL FONDO ANTITRATTA - Il provvedimento prevede l’assegnazione al Fondo antitratta dei proventi delle confische ordinate a seguito di sentenza di condanna o di patteggiamento per il delitto di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro e estende le finalità del Fondo antitratta anche alle vittime del delitto di caporalato: le due situazioni sono ritenute simili e spesso le stesse persone sfruttate nei lavori agricoli sono reclutate usando i mezzi illeciti come la tratta di esseri umani. L’ultima parte della legge introduce infine misure di sostegno e di tutela del lavoro agricolo come il potenziamento della Rete del lavoro agricolo di qualità, che dovrebbe raccogliere, certificare e “bollinare” le aziende virtuose e un piano per la sistemazione logistica e il supporto dei lavoratori stagionali.

I COMMENTI DELLA POLITICA - "Lo Stato - commenta il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina - risponde in maniera netta e unita contro il caporalato con questa nuova legge attesa da almeno cinque anni. Ora abbiamo più strumenti utili per continuare una battaglia che deve essere quotidiana, perché sulla dignità delle persone non si tratta. E l'agricoltura si è messa alla testa di questo cambiamento''. "Oggi - commenta il ministro della Giustizia Andrea Orlando - è una grande giornata per il lavoro, per la tutela dei diritti e le persone più deboli: si è realizzato un obiettivo che da sempre caratterizza le battaglie della sinistra, quello per la dignità dei lavoratori e delle persone che sono più esposte alle forme più odiose di sfruttamento".

I COMMENTI DEL SINDACATO - "Grande soddisfazione per l'approvazione definitiva della legge contro il caporalato. Finalmente l'Italia guadagna una legislazione aggiornata, con norme penali stringenti e più forti strumenti di contrasto partecipato. Un vero traguardo di civiltà, frutto anche della mobilitazione del sindacato di categoria e confederale, che da oltre un anno incalzano le istituzioni in tal senso. Va dato atto al governo, e in particolare ai ministri Martina e Orlando, di essersi mossi con la giusta sensibilità, sapendo ascoltare le ragioni del mondo del lavoro. Quella di oggi è davvero una bella giornata per l'Italia". Lo affermano in una nota congiunta Annamaria Furlan, Segretaria Generale della Cisl, e Luigi Sbarra, Segretario Generale della Fai Cisl, commentando l'approvazione definitiva alla Camera dei deputati della legge contro il caporalato. "La legge - aggiungono - dà risposte all'altezza di una sfida storica, inasprendo le sanzioni penali, estendendole anche alle realtà che utilizzano aguzzini e prevedendo la confisca dei beni ottenuti mediante sfruttamento. Innovazioni di grande rilievo, che devono essere accompagnate da una seria e capillare azione di vigilanza e controllo da parte delle autorità preposte. La legge individua, tra l'altro, nella contrattazione e nella bilateralità due elementi centrali di una strategia che valorizza il ruolo del mondo del lavoro e dell'impresa. Va in questo senso il potenziamento della Cabina di regia istituita presso l'Inps per orientare in modo collegiale le ispezioni e il consolidamento della Rete del lavoro agricolo di qualità, nella quale confluiscono anche gli enti paritetici agricoli. Il risultato di oggi è motivo di orgoglio e di soddisfazione per tutto il Paese; ora l’azione di riforma e di progresso deve continuare sulla strada di un confronto responsabile con le parti sociali", concludono Furlan e Sbarra.

IL FAI CISL MILANO METROPOLI, MARCHESETTI: VINTA UNA BATTAGLIA IMPORTANTE

“Come FAI CISL Milano Metropoli accogliamo positivamente l’approvazione della legge sul caporalato che oltre a inasprire le pene offre oggi uno strumento efficace per contrastare un fenomeno che, per fortuna, nella nostra provincia e in tutta l’area metropolitana, non è presente”. Per Alessandro Marchesetti  (nella foto) Segretario della FAI CISL Milano Metropoli “questo provvedimento di legge è il frutto di un percorso condiviso che ha visto nella manifestazione nazionale dello scorso 25 giugno, uno snodo fondamentale. Allora – ricorda – abbiamo dato una spinta importante perché si passasse dalle parole ai fatti”.  Venendo allo scenario del territorio milanese va detto che ad oggi il caporalato o forme simili di sfruttamento, non sono presenti. “Questo – osserva – è anche merito del forte presidio messo in campo dal nostro sindacato di categoria. In questo senso teniamo molto alta la guardia anche rispetto all’utilizzo di voucher in agricoltura, ma anche qui debbo dire che stiamo parlando di casi ridottissimi”. “Certo – aggiunge Marchesetti – altrove non è sempre così. In alcune zone del Nord est del Paese così come in alcune provincie lombarde, vedi il Bresciano, certe situazioni di sfruttamento sono state registrate.  Fortunatamente dobbiamo rilevare il buon dialogo con la controparte datoriale. Diciamo che complessivamente abbiamo raggiunto un buon livello di maturità imprenditoriale. In questa prospettiva anche la presenza di un organismo di controllo e confronto continuo qual è l’Osservatorio Milanese sull’Agricoltura ci è sicuramente d’aiuto”.

19/10/2016
Fabrizio Valenti - fabrizio.valenti@tin.it
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