LIBRI
OLTRE LA DISABILITA'

Bebe Vio: se sembra impossibile, allora si può fare

L'atleta paralimpica porta il suo entusiasmo a Tempo di libri. E racconta di quel selfie (vietato) con Barack Obama...

Che per lei niente è impossibile lo ha capito anche il presidente americano Barack Obama quando, in una cena ufficiale alla Casa Bianca (ospite d’onore l’Italia, con l’ex premier Renzi e alcune “eccellenze”, fra cui Giorgio Armani e Roberto Benigni), violando ogni protocollo e regolamento ha accettato di fare un selfie insieme. Lei è Bebe Vio, campionessa paralimpica di scherma (amputata alle gambe e alle mani per una meningite fulminante contratta da piccola), che ha trasformato la sua disabilità in un’occasione per ripartire a tutta velocità.

Bebe (la chiamano tutti così) è stata ospite dell’ultima giornata di “Tempo di libri”, la fiera milanese della lettura, dove ha presentato la sua “fatica” letteraria (“ Se sembra impossibile, allora si può fare ”, Rizzoli). Reduce da una gara di coppa del mondo e da un concerto di Jovanotti (sua grande passione), intervistata dal direttore di Sky Sport Giovanni Bruno, ha incantano con i suoi racconti e il suo entusiasmo contagioso la vasta platea di alunni e studenti venuti ad ascoltarla.

Lei ha trovato la sua strada nello sport (che praticava già prima della malattia) e un appoggio sicuro nel gruppo di atleti con cui condivide quotidianamente gioie e sudore. “E’ molto più bello vincere con la squadra. Il sogno di tutti è vincere alle Olimpiadi, ma già andarci è fichissimo. Quando sogni ogni giorno la stessa cosa, fatichi e lotti insieme per lo stesso obiettivo, quando lo ottieni è la cosa più bella del mondo. Non vedi l’ora di mettere l’ultimo punto, non per festeggiare da sola, ma con il tuo capitano, l’allenatore, la tua compagna che è alla prima medaglia e che doveva solo fare un passo in più. A tutti capita di avere  bisogno di qualcuno che ti dica che ce la puoi fare, che è il tuo momento”.

Bebe è energia pura, è un generatore di ottimismo. Fa pensare (positivo), ridere, commuovere. E’ una ragazza che mostra tutto l’entusiasmo dei suoi 21 anni e che sa cosa significhi trovarsi in difficoltà, anche serie. Non "dice" soltanto, ma fà, prova, mette la faccia (cicatrici comprese). E’ ironica, anzi autoironica. Spesso scherza sulle sue gambe e sulle sue braccia che si “smontano”. “Le persone con disabilità vengono trattate sempre come se fossero diverse dalle altre. Perché hai paura di fargli male, perché non sai se puoi fare la battuta, perché non sai come comportarti. Il mio consiglio è di essere più ‘scialli’ (rilassati, ndr) possibile, in fondo è uguale a te, anche se è in carrozzina. La battuta la puoi fare, basta non offendere. Anzi secondo me sarebbe meglio se tutti ci auto-prendessimo in giro. Bisognerebbe sorridere di più. Se ho il broncio e vedo in strada un altro che mi sorride, me lo faccio passare”.

Durante l’incontro con le scolaresche ha raccontato il suo primo contatto con il mondo olimpico, quando ha portato la fiaccola alle Olimpiadi di Londra del 2012 (anche lì “forzando” il regolamento che vietava di indossare le “lame”, le protesi che permettono di correre e che lei ha, invece, indossato, rimbalzando da Piccadilly Circus a Trafalgar Square), e il già citato, e famosissimo, selfie con Obama (impossibile non ridere), pegno di una scommessa con il Trio Medua a Radio Deejay. "Mi sono avvicinata al suo tavolo, lui era seduto vicino ad Agnese Renzi. Ho parlato un pò con lei, poi mi sono rivolta ad Obama e gli ho chiesto il selfie. Lui mi ha risposto che era impossibile, che non poteva farlo, che era contro le regole. Allora gli ho detto che io non conoscevo la parola impossibile. Si è messo a ridere e mi ha detto 'va bene, fingiamo che sia il mio cellulare e non facciamoci vedere'. Così l'abbiamo fatto".

Adesso Bebe ha 21 anni, si allena e vive (con due amiche straniere) a Roma. Dopo il diploma di grafica si è iscritta all’università americana dove studia comunicazione, in inglese (“Una sfida”, dice, l’ennesima).
La sua famiglia ha fondato un’associazione (“ art4sport ”) che promuove lo sport come terapia e finanzia l’acquisto di protesi per persone amputate ( www.art4sport.org ). Ogni anno organizza una iniziativa ( Giochi senza barriere ), a metà fra sport e divertimento, che riunisce otto squadre da otto regioni, composte da giovani con disabilità fisiche, che gareggiano e stanno insieme in allegria. L’appuntamento è per il 14 giugno allo Stadio dei Marmi di Roma.

13/03/2018
Mauro Cereda - mauro.cereda@cisl.it