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RAPPORTO FIM

Industria metalmeccanica lombarda, riparte la cassa integrazione, rallenta la ripresa

Gambarelli, Fim Milano: "Preoccupati per la situazione nell'area metropolitana". Nella regione 9.647 lavoratori coinvolti dalla crisi nel 2° semestre 2018.

I deboli segnali di ripresa lanciati dall'industria metalmeccanica lombarda nel 1° semestre 2018 invertono la marcia. A fine anno, nonostante un calo del numero delle aziende colpite dalla crisi (259, -20%) si è registrato un aumento del numero di lavoratori in cassa integrazione, sia ordinaria (7.698 contro 6.402) che straordinaria (1.526 contro 1.190). Complessivamente sono ben 9.647 (+14,19%) i lavoratori coinvolti da situazioni di crisi nel semestre, 2000 quelli colpiti da cassa straordinaria e chiusure.  Lo evidenzia il 46° Rapporto sulle situazioni di crisi dell'Osservatorio della Fim Lombardia, relativo al 2° semestre 2018, presentato questa mattina nella sede regionale Cisl di via Vida a Milano.

I territori maggiormente coinvolti nel semestre sono Milano (33%), Brianza (18%), Varese (10%), Cremona (9%) e Lecco (9%). Seguono Brescia e Como con il 5% circa e poi gli altri territori con sospensioni minori. La cassa integrazione ordinaria è particolarmente accentuata nei territori di Milano, Brianza, Cremona, Lecco e Varese. In Brianza e Varese vi è la compresenza anche dell’alto utilizzo di cassa integrazione straordinaria, che evidenzia la persistenza di situazioni di forte difficoltà. Mentre la mobilità è accentuata a Milano e Cremona.

"Siamo molto preoccupati per il rallentamento produttivo relativo al 2° semestre 2018 che ha colpito duramente le aziende metalmeccaniche milanesi, molto di più che nel resto della  Lombardia – osserva il segretario generale della Fim Cisl metropolitana, Christian Gambarelli - . La massiccia ripresa dell'uso della cassa integrazione ordinaria è il primo campanello d'allarme, che potrebbe nuovamente sfociare in una congiuntura negativa strutturale in molte aziende del territorio. Qualche segnale negativo in tal senso lo stiamo già rilevando. Il calo degli ordinativi è il frutto avvelenato del clima di incertezza che si respira da troppo tempo nel Paese. Il manifatturiero metalmeccanico milanese, particolarmente esposto sul versante delle esportazioni, soffre immediatamente l'atteggiamento ‘approssimativo’ della politica, sia sul versante dei mancati investimenti, che per quanto riguarda la sensazione di inaffidabilità che gli stake-holders, italiani e stranieri, hanno nei confronti del sistema imprese in questo momento".

La preoccupazione è forte anche nel resto della regione.

“Per la prima volta da quattro anni registriamo una riduzione degli organici senza previsioni di sostituzioni dei dimissionari e dei pensionati e senza il rinnovo dei contratti dei lavoratori a termine – sottolinea il segretario generale della Fim Cisl Lombardia, Andrea Donegà -. Il nostro timore è che le imprese possano continuare su questo trend utilizzando Quota 100 e il decreto dignità riducendo gli organici a costo zero senza creare nuove occasioni di lavoro. Per questo siamo impegnati a rilanciare la contrattazione aziendale, per sollecitare le imprese a stabilizzare i contratti temporanei e dare opportunità occupazionali ai giovani. La cura delle competenze delle lavoratrici e dei lavoratori è la via migliore per garantire occupabilità alle persone e competitività e crescita alle imprese”.

Osservando i dati si nota che è in decremento il ricorso alla mobilità (-48,57% le aziende interessate e -50,60% i lavoratori coinvolti). Il numero delle imprese coinvolte in procedure di mobilità scende infatti a 18 dalle 35 dello scorso semestre e vede diminuire anche il numero di lavoratori coinvolti dai licenziamenti che passa a quota 423 dai 856 dell’ultima rilevazione. Questi derivano in buona misura da crisi aziendali con riduzione del personale (15 aziende, l’83% delle unità aziendali, con 298 licenziamenti) e per una piccola quota da cessazioni di attività o fallimenti (3 aziende, il 16% del totale, con 119 licenziamenti).

La dimensione media delle imprese coinvolte da processi di crisi si colloca a 51 addetti, taglia dimensionale sempre inferiore e distante dalla media di 90 addetti per impresa del 2003, che indica il costante e crescente coinvolgimento delle piccole imprese nelle situazioni di crisi.

La Fim Cisl, nelle diverse vertenze e con numerose iniziative di lotta e mobilitazione, ha presentato in passato alla Regione, alle forze politiche e alle parti imprenditoriali, specifiche analisi e proposte per rilanciare l’industria.
Per gli stessi motivi la Fim sarà in piazza a Roma il 9 febbraio, insieme a Cgil Cisl Uil, per rivendicare una manovra che guardi al futuro, avanzando richieste particolari relative all’industria:
- rilancio degli investimenti e rafforzamento industriale;
- costruzione di un serio sistema di incontro domanda/offerta di lavoro;
- potenziamento del sistema formativo;
- grande rilancio della contrattazione e della tutela del lavoro;
- rafforzare e rilanciare la contrattazione, strumento in grado di rilanciare la produttività, via principale, insieme a investimenti e formazione, per creare occupazione stabile e di qualità.

I dati del Rapporto

07/02/2019